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Zucchero e zucchero a velo, tutta la dolcezza dei protagonisti della pasticceria

zucchero velo sassellese
zucchero velo sassellese

Il soffio sulla torta quando da piccoli si spegnevano le candeline, il nonno che spolverava il pandoro, pulirsi un maglione dopo aver addentato una brioche appena sfornata oppure leccarsi le dita dopo aver rubato un Canestrellino da un vassoio di pasticcini.

Innumerevoli sono i momenti divertenti e felici legati allo svolazzare delle impalpabili particelle di zucchero.

Ma come è nato lo zucchero a velo?

Prima del “velo” lo zucchero

Questa spezia fu probabilmente prodotta in primis dai polinesiani che la fecero conoscere in Cina e India da cui poi arrivò agli Arabi e nel Medio Oriente.

Al tempo delle Repubbliche Marinare lo zucchero giunse in Europa, portato da genovesi e veneziani che lo chiamavano appunto “sale arabo”.

In quest’epoca lo zucchero non era ancora visto come alimento, bensì come una spezia medicamentosa di prestigio assoluto.

Fu con le crociate, verso il dodicesimo secolo, che il “sale bianco” venne maggiormente diffuso nel vecchio continente, proprio in questo periodo si iniziarono a coltivare le canne da zucchero in Grecia, Italia e nel sud della Francia.

Lo zucchero, che veniva prodotto in pani poi grattugiati e setacciati, rimase comunque per molto tempo un alimento che solo ricchi e i nobili potevano permettersi.

La svolta nella storia del celebre dolcificante si ebbe con la scoperta dell’America quando lo stesso Cristoforo Colombo riconobbe i territori appena scoperti come ideali per la coltivazione della canna da zucchero: “Di canne da zucchero non ne ho portate quante avrei voluto. Ho grande desiderio che ci sia abbondanza di esse. Qui c’è terreno per farne piantagioni…”.

Col proliferare delle piantagioni il costo dello zucchero si abbatte e in Europa fu possibile impiegarlo maggiormente in cucina.

Rimaneva comunque un alimento elitario, ma la sua diffusione permise la nascita di dolci nuovi e fantasiosi.

La diffusione di massa dello zucchero si ebbe però dopo il blocco Napoleonico, quando occorse trovare una soluzione allo zucchero prodotto dalla canna.

Napoleone stesso in quel momento incentivò la produzione di zucchero a partire dalla barbabietola.

Questo nuovo metodo produttivo, e il ritorno in commercio di quello proveniente dalla canna da zucchero dopo il 1815 ( Congresso di Vienna), permise allo zucchero di diventare un alimento d’uso comune entrando poco per volta nella vita di tutti.

Dallo zucchero allo zucchero a velo

Insomma quello dello zucchero è una storia lunga e complessa che passa persino attraverso la geopolitica, un alimento che per molti anni è stato sinonimo di ricchezza e potere.

Oggi invece lo zucchero ci fa venire subito in mente dolcezza, le feste e i bambini.

E sono proprio loro, i bambini, che si divertono di più con lo zucchero a velo.

Veder svolazzare una nuvola di dolcezza è davvero qualcosa di magico.

L’impiego dello zucchero a velo, che altri non è che comune zucchero semolato ridotto a una polvere finissima, nasconde un’insidia: lasciato a lungo su un dolce e stando a contatto con gli altri ingredienti diventa umido e grigio, brutto da vedere e poco gradevole al palato.

È curioso notare come un classico rituale delle nostre feste, lo spargimento sopra al pandoro, sia nato proprio per dare una risposta a questa problematica.

La Sassellese e lo zucchero

Lo zucchero, in tutte le sue forme, è uno degli ingredienti principali del Canestrellino de “La Sassellese”.

Il fiore all’occhiello della produzione del Paese delle Dolcezze, piccolo nelle dimensioni ma grande nel gusto, contiene zucchero all’interno del suo impasto oltre che una spolverata sulla sua superfice.

Anche in questo caso si è presentato il problema di lasciare depositata la soffice polvere sopra il piccolo fiorellino di pasta frolla.

La storica azienda del Sassello, fedele anche in questo caso alla sua filosofia che la spinge a coniugare tradizione e innovazione, ha risolto questa criticità impiegando un metodo esclusivo per lo spargimento dello zucchero che lo mantiene perfetto nonostante il confezionamento.

In questo modo si è potuto trasformare una criticità in un punto di forza, in cui anche nella campagna di comunicazione 2022 si è voluto puntare.

Come quando si spegnevano le candeline e volava lo zucchero a velo

Quest’anno “La Sassellese” ha voluto giocare con i ricordi felici di chi ama le sue doli prelibatezze.

Per questo parlando dei Canestrellini nelle “tue storie di dolcezza” la storica azienda dolciaria vuole riportare nella mente di chi assaggerà il piccolo pasticcino quei momenti di sorpresa e pura gioia in cui nella stanza tutti cantavano il nome del festeggiato che con un soffio potente spegneva la propria candelina e riempiva la stanza di zucchero e magia.

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